La città di ottone
di
S. A. CHAKRABORTY
TRAMA
Egitto, XVIII secolo. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un'abile guaritrice e di saper condurre l'antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L'arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.
Recensione
* * * *
Questo è un libro coraggioso. In che senso? Mi spiego meglio. La trama di questo libro mi aveva incuriosito fin da subito e ringrazio ancora Oscarvault per avermi dato la possibilità di leggerlo in anteprima. Durante la lettura di questo libro ho riscontrato diverse cose che mi facevano storcere il naso, come i troppi nomi di persone, tribù, famiglie, titoli, luoghi arrivando a fare davvero confusione. Dal capitolo 7 circa, quindi dopo 150 pagine è arrivata la spiegazione generale del passato e come si è arrivati ad oggi, che sinceramente avrei gradito un po' prima, ma capisco che bisogna spiegare da 0 un mondo intero, con le sue città, razze, società e tutto ciò che lo circonda. Infatti voglio premiare questo libro perché appunto ci vuole coraggio a creare da zero una società e una storia così intrecciata e complessa. La lentezza che ho riscontrato è andata avanti con alti e bassi, accentuata un po' dal fatto di leggere al computer, che mi ha distaccato un po' rispetto a quello che il cartaceo avrebbe potuto trasmettermi aiutandomi ad entrare di più in quel mondo. Nonostante tutto è migliorato piano piano,una volta avuto una consapevolezza generale di questo nuovo mondo dai tratti occidentali a differenza dei soliti a cui si è abituati, la storia prende le redini arrivando con le ultime 100 pagine che ti lasciano incollato fino a quando ti rendi conto che sei arrivato alla fine e ti sale la voglia di continuare il secondo volume subito. In certi momenti mi è sembrato davvero di essere nei giardini di Daevabad e sentire i vari profumi che ne completavano l'atmosfera, ho apprezzato molto la descrizione in certi momenti quasi da riuscire ad immaginare concretamente quel particolare descritto ed essere lì in prima persona. La caratterizzazione dei personaggi è stata ben strutturata non inserendo il burattino perfetto ma al contrario sono stati focalizzati i punti "deboli", come il rubare di Narhi che non si presentano come la protagonista perfetta o il passato sanguinoso di Dara che lo presenta come un Jinn o meglio daeva diverso dalla classica immagine che potremmo avere. Se fosse stato un unico libro avrei dato la pienezza di 3 stelle perché è pur sempre un bel libro, ma voglio darne 4 nella speranza che i prossimi siano un continuo dello sprint che ha avuto verso il finale. Dopo aver avuto il primo libro ricco di tutte le informazioni che ci servivano per avere il quadro generale, adesso voglio concentrarmi di più su tutto il resto e spero davvero che il prossimo sia così perché ci sono molti misteri da svelare e molte altre cose da capire. Dopo aver avuto il fascino sui Daeva e aver continuato con uno stupore reverenziale sui Peri, il finale ha fatto dare ai Marid la loro impronta ricca di mistero.